La montagna si-cura: il programma
Una adeguata rete di servizi per le persone è elemento basilare che concorre in modo importante a definire la qualità della vita in un dato territorio. Ci limitiamo a trattare solo alcune aree dei servizi, quelli che più impattano sulla vita delle persone.
Servizi Socio-sanitari messi a dura prova dall’emergenza pandemica. Ora siamo nel mezzo della seconda ondata che, nella provincia di Modena, è ancor più violenta e pesante rispetto alla prima. L’organizzazione del nostro Sistema Sanitario, unitamente ai passi in avanti fatti dalla ricerca, ci permettono, pur con molte difficoltà e criticità, di affrontare, curare e monitorare la situazione con più conoscenze e strumenti.
Anche a fronte della situazione presente è necessario riflettere sul dopo analizzando I bisogni e le criticità facendo tesoro di ciò che ci ha insegnato l’emergenza sanitaria pandemica che ha messo in risalto, in particolar modo, la debolezza dei servizi territoriali. Necessario pensare a una pianificazione per il futuro, anche innovativa, che tenga in considerazione le esperienze e le iniziative avviate (USCA ecc) per rispondere ai bisogni e per partecipare in modo attivo e propositivo alla discussione che precederà la programmazione dell’uso delle risorse Nazionali ed Europpe.
L’unico Ospedale presente in Appennino è quello di Pavullo, il territorio è però diviso in 3 Distretti Sanitari che fanno perno sui 3 ospedali dell’area sud in cui si è potenziata, negli ultimi anni, l’organizzazione per mettere in rete l’attività dei 3 ospedali. In particolare si è consolidata l’integrazione delle funzioni dell’attività di chirurgia generale con la creazione di una “struttura complessa” a direzione unica che ha consentito, prima del verificarsi della pandemia, di migliorare l’utilizzo delle piattaforme chirurgiche e di abbattere sensibilmente i tempi di attesa. Potenziata anche l’attività ortopedica.
E’ questo un obiettivo a cui continuare a tendere basandosi sul criterio dell’appropriatezza ma lavorando per garantire ulteriore prossimità, facendo ruotare i professionisti per qualificare e rendere sicure le prestazioni e valorizzare le vocazioni di tutti gli ospedali.
La Regione ha comunicato l’intenzione di investire sui Punti Nascita di Montagna con l’obiettivo di riaprirne i centri chiusi, restiamo quindi in attesa di conoscere il programma delle azioni che verranno attivate.
Indispensabile continuare ad investire sulle strutture sanitarie e le tecnologie, per renderle accoglienti, sicure e funzionali. Esprimiamo soddisfazione per gli investimenti fatti o in corso e altri programmati che si realizzeranno.
Citiamo ad esempio il rifacimento con ampliamento della superficie dedicata del Pronto soccorso Pavullo, il rifacimento completato delle sale operatorie Pavullo, la messa in sicurezza impiantistica ed altri investimenti programmati presso Ospedale di Vignola.
Negli ultimi anni sono stati fatti importanti investimenti per qualificare e rendere ulteriormente sicuro il servizio di emergenza-urgenza potenziando sia i servizi a terra su ruote sia il servizio di elisoccorso i quali lavorano in stretta sinergia dentro la regia del “118”. Sono infatti state incrementate le postazioni delle auto mediche e incrementate le assunzioni di infermieri con l’obiettivo di creare una rete qualificata e decentrata sul territorio che si avvale anche dell’attività dell’associazionismo. Il servizio dell’elisoccorso, si è notevolmente qualificato con l’estensione h24 partito da 2 anni e che si avvale, per il servizio notturno, del mezzo di Bologna. Sul territorio sono state individuate e rese idonee per il notturno elisuperfici per consentire un servizio efficiente e decentrato su tutto il territorio. A Pavullo è presente una delle 4 basi del servizio di elisoccorso della regione Emilia-Romagna.
Esso rappresenta un punto di riferimento irrinunciabile per assicurare l’assistenza in caso di emergenza sanitaria trattandosi del solo mezzo 118 della Regione dotato del verricello. Esso costituisce l’unica soluzione per gli interventi in zona impervia ed è l’unico della regione che possiede le caratteristiche per impattare in modo significativo sulla riduzione dei tempi di soccorso in particolari eventi inoltre, la sua posizione baricentrica a Pavullo, lo rende uno snodo decisivo per raggiungere destinazioni in ogni direzione. Negli ultimi anni il suo utilizzo si è particolarmente incrementato. Per questo pensiamo sia necessario programmare, nell’occasione della prossima gara, l’implementazione tecnologica del vettore attraverso l’uso di un nuovo mezzo che garantisca maggiore autonomia, potenza, velocità di crociera e possibilità di imbarco di altri soccorritori (unità cinofile, squadre territoriali SAER ecc) o personale sanitario in formazione.
Chiediamo inoltre che, qualora si rendesse necessario l’utilizzo di altre basi per il servizio notturno o per allargare la fascia oraria del diurno, si valuti l’utilizzo della base di Pavullo.
Necessario continuare ad investire sullo sviluppo dei servizi dell’elisoccorso, quale strumento che risponde efficacemente ai bisogni di emergenza-urgenza, per migliorarne i servizi e l’efficienza ad esempio implementandolo con le rotte PBN che consento di superare parte delle difficoltà di meteo e visibilità.
L’emergenza sanitaria ci ha fatto capire quanto sia importante investire per rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale e che è prioritario investire sul potenziamento e la ristrutturazione dell’assistenza socio-sanitaria integrata e territoriale.
L’Appennino registra una situazione demografica con una popolazione più anziana rispetto al resto della provincia che rende ancor più di fondamentale importanza la presenza di una rete qualificata di servizi sul territorio e destinati alla domiciliarità. Una riflessione da fare anche alla luce delle debolezze che si registrano come la difficoltà ad avere coperto i posti dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.
Questo è un grande tema che necessita di essere affrontato con determinazione pensando anche soluzioni organizzative innovative e sensibilizzando il Ministero per una rivisitazione del quadro normativo per renderlo più adeguato a rispondere all’attuale situazione.
I medici di medicina generale e I pediatri di libera scelta sono il primo riferimento sanitario per I cittadini, rappresentano l’accesso al servizio sanitario nazionale per questo la loro presenza capillare sul territorio è di fondamentale importanza.
I territori più fragili e marginali, come la montagna, sono quelli che più subiscono la non copertura dei posti vacanti notoriamente meno appetibili per i professionisti.
Difficoltà in parte legata ad una problematica generale della sanità molto complessa rappresentata dalla difficoltà di reperire personale medico, sicuramente sottovalutazioni nelle programmazioni fatta negli anni.
Pensiamo che l’Azienda debba valutare e mettere in campo le possibili forme incentivanti per coprire i posti vacanti nei territori montani poco appetibili per i professionisti ma, sopratutto, pensiamo sia giunto il momento di mettere in campo qualcosa di più per spingere sulle forme di medicina di gruppo o almeno lo sviluppo delle reti dei medici di famiglia.
Inoltre bisognerebbe pensare a investire di più sull’utilizzo di professionalità sanitarie non mediche a supporto dei medici.
Le figure dell’infermiere e delle OOSS in equipe nei nuclei della medicina di gruppo, oltre a sopperire alla difficoltà nel reperire i medici, possono apportare competenze utili a migliorare le prestazioni e le risposte ai bisogni sanitari della popolazione.
Nei comuni montani, in cui non c’è la casa della salute, la disponibilità di strutture pubbliche da rendere disponibili quali sedi per la medicina di gruppo (requisito indispensabile) potrebbe divenire una ragione motivante ed attrattiva per i medici che generalmente privilegiano scelte territoriali diverse e potrebbe essere una occasione che stimola una più approfondita progettualità sui territori pe realizzare quell’integrazione socio -sanitaria di cui tanto si è parlato e mettere in sinergia altri servizi socio-sanitari presenti come ad esempio I servizi dell’emergenza urgenza (volontariato e/o Ausl) o altri servizi di base.
Ma pensiamo sia giunto il momento di avviare qualche sperimentazione utilizzando personale medico assunto alle dipendenze del Servizio Sanitario (analogamente ai medici ospedalieri). Sperimentazione utile per ricoprire posti vacanti di medici sul territorio e utile ad approfondire la funzionalità di nuovi modelli organizzativi e valutarne l’efficacia in relazione alla capacità sinergica, di questa basilare figura primo riferimento sanitario per il cittadino, di fare rete con i servizi sanitari.
Migliorare il funzionamento della porta di accesso al servizio sanitario produce effetti positivi in primo luogo per i pazienti ma aiuta a migliorare il buon funzionamento di altri servizi sanitari, pensiamo, ad esempio, agli accessi ai pronto soccorso, all’accesso alle consulenze specialistiche ecc..
Le case della salute presenti sull’Appennino modenese sono solo 4 (Montefiorino, Pievepelago, Fanano e Guiglia) per 18 comuni, una estensione territoriale di 1215 Kmq. Altre sono in programma: Montese già finanziata e con progettualità avanzata e Zocca che deve ancora trovare piena copertura finanziaria per l’investimento.
Sappiamo essere In corso di valutazione una ipotesi, proposta dall’Amministrazione Comunale di Pievepelago, per una nuova sede per la Casa della Salute.
Quella attuale non dispone di spazi per ulteriori sviluppi di cui vi è la necessità.
Auspichiamo che tale ipotesi trovi adeguato sostegno per concretizzarsi e che si costruisca un progetto in grado di dare risposte ai bisogni di una popolazione che è fra le più decentrate e distanti dai centri e dalle altre strutture sanitarie della Provincia e potrebbe essere occasione, oltre che per allargare l’offerta sanitaria, per sperimentare soluzioni organizzative e tecnologiche innovative.
Pensiamo che sia necessario, in generale, investire di più in Appennino per le case della salute per migliorare quelle esistenti e far si che si sviluppino ulteriormente nell’ottica di svolgere più compiutamente la loro strategia di vicinanza e riferimento socio-sanitario territoriale attraverso la “presa in carico” del cittadino/paziente con una logica di integrazione delle figure professionali socio-sanitarie, garantendo la continuità dell’assistenza con l’ospedale, sviluppando monitoraggio dei pazienti cronici e la medicina d’iniziativa per fare prevenzione.
Lo sviluppo e la sperimentazione di innovazione organizzativa e tecnologica e la telemedicina pensiamo che, proprio nei territori più lontani, possa contribuire a qualificare le risposte ai bisogni con benefici per la salute dei cittadini e a ridurre I disagi e le carenze determinate delle distanze.
Non possiamo limitarci/accontentarci di avere dato un titolo nuovo ai vecchi Poliambulatori ma essere capaci e avere risorse sufficienti per sviluppare appieno la strategia delle case della salute.
Inoltre i centri più popolati del nostro Appennino, Pavullo nel Frignano e Serramazzoni, sono privi di una progettualità/programmazione per realizzare case della salute.
Pensiamo inoltre sia indispensabile, visto la composizione demografica del territorio appenninico, programmare un incremento dell’offerta di strutture che offrono un livello intermedio di assistenza (OSCO) ora presenti solo presso la Casa della Salute di Fanano.
I ragionamenti fin qui fatti (strutture per ospitare la medicina di gruppo e altri servizi di base, miglioramento case della salute esistenti e nuove case della salute) presuppongono investimenti importanti, ne siamo consapevoli e conosciamo i limiti che le risorse impongono ma pensiamo sia importante aprire un confronto e una seria riflessione su questi temi per definire programmi, individuare priorità e farci trovare pronti con progettualità per rivendicare l’attenzione di cui l’Appennino ha bisogno quando la discussione sull’utilizzo delle risorse Europee e le strategie per la nuova programmazione dei fondi strutturali prenderà consistenza e il confronto con la Regione sul nuovo “Patto per il lavoro e per il clima” si avvierà.
Visto la proroga di 2 anni a regole invariate dei fondi strutturali Feaser (di cui, quindi, già sono chiare le regole) possiamo partire da qui chiedendo che nella riprogrammazione regionale si rifinanzi adeguatamente la misura destinata ai soli comuni montani e che sostiene gli investimenti per i servizi socio-sanitario.
Il territorio ha bisogno di figure professionali da destinare all’assistenza. E’ partito in questo anno scolastico, presso l’Istituto Cavazzi di Pavullo, il nuovo indirizzo di “Servizi per la sanità e l’assistenza sociale”, aspetto positivo, serviranno 5 anni perché arrivino i primi ragazzi diplomati. Nel frattempo pensiamo sia utile sviluppare formazione per la qualifica di OO.SS.
Da diversi anni questo tipo di formazione non viene più sviluppata sul territorio montano, il disagio legato alle distanze e ai costi da sostenere ne ha disincentivato la partecipazione. Per questo chiediamo che la formazione venga sviluppata anche sul territorio montano e si affronti l’aspetto dei costi per accedere a questo tipo di formazione finalizzata a creare figure professionali di cui abbiamo bisogno.
L’emergenza sanitaria della pandemia ha messo in maggior risalto aspetti problematici che in parte già erano presenti ed evidenti e che necessitavano di entrare nei programmi delle agende politiche per essere affrontati.
L’evoluzione demografica della popolazione della nostra regione e, ancor più, del territorio Appenninico ha registrato un progressivo invecchiamento con un aumento importante dei “grandi anziani”. Aspetto positivo legato all’allungamento della vita significativo di buone condizioni di vita e di cura.
A questa positiva condizione sono legate mutazioni del quadro epidemiologico sempre più caratterizzato da patologie di tipo cronico.
Anche la composizione della “famiglia” ha subito una evoluzione che mette in luce una crescente difficoltà a garantire forme di sicurezza, assistenza e cura ai propri componenti (anziani soli e difficoltà alla conciliazione dei tempi e obblighi di lavoro e le necessità di cura).
In parallelo sono mutati i bisogni che afferiscono sia al campo sanitario che sociale e l’esigenza di potenziare la sanità territoriale (di cui già abbiamo parlato) e di destinare maggiore attenzione e risorse per rispondere ai bisogni della non- autosufficienza.
Manca un quadro normativo Nazionale e su questo aspetto i Sindacati CGIL CISL UIL sono sul campo da tempo con una propria proposta.
La nostra regione è una delle regione che destina più risorse col fondo della non autosufficienza ma serve pensare a una nuova stagione di politiche per dare risposte adeguate ai crescenti e nuovi bisogni della popolazione anziana e alla non-autosufficienza.
Aspetto di cui eravamo già consapevoli prima dell’emergenza pandemica e ora, alla luce del vissuto di questi mesi, aggiungiamo convinzione del bisogno di sviluppare azioni a sostegno della residenzialità.
L’adeguamento degli spazi domestici è altro aspetto problematico che necessita, in continuità col passato, di essere sostenuto e, sempre in tema di politiche e soluzioni abitative, pensiamo sarebbe interessante avviare una valutazione per una progettazione innovativa come ad esempio Housing sociale Cohousing sociale.
Il territorio dell’appennino risente inoltre di un deficit dei servizi destinati alla mobilità pubblica che necessitano di una riflessione per sperimentare soluzioni leggere e più flessibili rispetto all’attuale.